In a bar under the sea. Tra Pearl District e Downtown, Portland, Oregon.
Ieri, appena arrivato, tre ore di pioggia con Jordan scomparso a riesumare i fantasmi di Boston, con tanto di casa mobile sulle spalle e la stazione Greyhound sorvegliata per evitare scrocconi di tetti e letti gratis come me! In ogni caso faccio un bel giro tra Pearl District e 23rd Ave, zona che apprezzo nonostante sia abbastanza maldisposto. Poi finalmente Jordan risponde e mi viene a prendere col suo furgoncino scassato a due posti che sa tanto di North-west. Socievole, originario di Denver, ha anche vissuto cinque mesi a Siena: d'obbligo un pò di chiacchiere in italiano, ma presto passiamo all'inglese, poi tappa a casa sua e subito a divorare un paio di pizza slices. E' contento che mi piaccia la pizza, Jordan, ma non si capacita di come un italiano voglia mangiare pizza qua in America! Inoltre scopro che la "pepperoni" in realtà è la nostra diavola, altro che peperoni, c'è il salame! L'ennesima deroga alimentare del viaggio. Poi una partita a Megaman 2 col Nintendo Nes americano che è diverso dal nostro: arrivo fino al nemico finale, ma niente da fare. Per un pelo...
Quindi andiamo a casa di amici suoi, dei quali uno è stato anche lui a Siena e parla italiano meglio di Jordan. Tante chiacchiere, Pebst a raffica, un paio di bombe west coast style belle cariche, birra e wishkey in un bar vicino pieno di gente incuriosita dal mio viaggio, discorsi di calcio europeo, politica, luoghi, poi a casa degli amici ormai belli andanti, a giocare col Nintendo Wii per la prima volta e a guardare la ginnastica artistica alle Olimpiadi in tivù, completamente assenti e coi cervelli in un'altra dimensione. Davvero non mi ricordo una botta come questa. Tra le varie stronzate, la Palma d'oro va a Jordan e alla sua traduzione di "smegma", ovvero "formaggio di cazzo"...
Chiudiamo con Jordan che, a casa, prova a spiegarmi come chiudere la porta il giorno dopo e come arrivare in centro, ma lui non parla più inglese e io non capirei nemmeno l'italiano, non riusciamo a mettere le parole in fila, scoppiamo a ridere e si va a dormire. Divano comodo ma un po' corto, ma non ci penso affatto. Che giornata folle!
Oggi ovviamente bestemmie per capire come arrivare in centro, tra quartieri industriali, tranvia rotto e autobus presi a caso. Finalmente arrivo in zona Pearl District e Downtown, dove mi trovo ora, seduto sul marciapiede al riparo dalla pioggia scrivendo queste righe. Colazione abbondante con uova strapazzate, hashbrowns, french toast, marmellata e litri di caffelatte. E un bel giro al Powell City of Books che è davvero immenso. Portland mi piace, sì.
Più tardi: 23:10, stazione Greyhound in attesa del bus per San Francisco. Sono rimasto con sei dollari e pochi spiccioli, anche oggi ho speso ben più del dovuto, complici la colazione di stamattina, "Head" dei Jesus Lizard che era troppo invitante, troppi caffè e una cena messicana in un chiosco assurdo con Jordan... buona però, deliziosi i tacos vegetariani e i fagioli piccantissimi. Un giorno e mezzo qui a Portland niente male, tanta acqua e tanti chilometri nelle gambe ma ne è valsa la pena.
Dopo la cena messicana tappa finale in un'assurda salagiochi retrò, Nintendo a go go, con le cassette in vendita a pochissimo, arcade dappertutto e pure un dj che sparava techno old school a manetta, dentro la sala giochi. Dr. Mario, Super Mario, Pacman e NBA Jam. Che voglia di riesumare il Nintendo, una volta a casa!
Dimenticavo: per le quattro notti successive probabilmente non dormirò come la maggioranza degli esseri umani occidentali, ossia sotto il tetto di una casa.
Ieri, appena arrivato, tre ore di pioggia con Jordan scomparso a riesumare i fantasmi di Boston, con tanto di casa mobile sulle spalle e la stazione Greyhound sorvegliata per evitare scrocconi di tetti e letti gratis come me! In ogni caso faccio un bel giro tra Pearl District e 23rd Ave, zona che apprezzo nonostante sia abbastanza maldisposto. Poi finalmente Jordan risponde e mi viene a prendere col suo furgoncino scassato a due posti che sa tanto di North-west. Socievole, originario di Denver, ha anche vissuto cinque mesi a Siena: d'obbligo un pò di chiacchiere in italiano, ma presto passiamo all'inglese, poi tappa a casa sua e subito a divorare un paio di pizza slices. E' contento che mi piaccia la pizza, Jordan, ma non si capacita di come un italiano voglia mangiare pizza qua in America! Inoltre scopro che la "pepperoni" in realtà è la nostra diavola, altro che peperoni, c'è il salame! L'ennesima deroga alimentare del viaggio. Poi una partita a Megaman 2 col Nintendo Nes americano che è diverso dal nostro: arrivo fino al nemico finale, ma niente da fare. Per un pelo...
Quindi andiamo a casa di amici suoi, dei quali uno è stato anche lui a Siena e parla italiano meglio di Jordan. Tante chiacchiere, Pebst a raffica, un paio di bombe west coast style belle cariche, birra e wishkey in un bar vicino pieno di gente incuriosita dal mio viaggio, discorsi di calcio europeo, politica, luoghi, poi a casa degli amici ormai belli andanti, a giocare col Nintendo Wii per la prima volta e a guardare la ginnastica artistica alle Olimpiadi in tivù, completamente assenti e coi cervelli in un'altra dimensione. Davvero non mi ricordo una botta come questa. Tra le varie stronzate, la Palma d'oro va a Jordan e alla sua traduzione di "smegma", ovvero "formaggio di cazzo"...
Chiudiamo con Jordan che, a casa, prova a spiegarmi come chiudere la porta il giorno dopo e come arrivare in centro, ma lui non parla più inglese e io non capirei nemmeno l'italiano, non riusciamo a mettere le parole in fila, scoppiamo a ridere e si va a dormire. Divano comodo ma un po' corto, ma non ci penso affatto. Che giornata folle!
Oggi ovviamente bestemmie per capire come arrivare in centro, tra quartieri industriali, tranvia rotto e autobus presi a caso. Finalmente arrivo in zona Pearl District e Downtown, dove mi trovo ora, seduto sul marciapiede al riparo dalla pioggia scrivendo queste righe. Colazione abbondante con uova strapazzate, hashbrowns, french toast, marmellata e litri di caffelatte. E un bel giro al Powell City of Books che è davvero immenso. Portland mi piace, sì.
Più tardi: 23:10, stazione Greyhound in attesa del bus per San Francisco. Sono rimasto con sei dollari e pochi spiccioli, anche oggi ho speso ben più del dovuto, complici la colazione di stamattina, "Head" dei Jesus Lizard che era troppo invitante, troppi caffè e una cena messicana in un chiosco assurdo con Jordan... buona però, deliziosi i tacos vegetariani e i fagioli piccantissimi. Un giorno e mezzo qui a Portland niente male, tanta acqua e tanti chilometri nelle gambe ma ne è valsa la pena.
Dopo la cena messicana tappa finale in un'assurda salagiochi retrò, Nintendo a go go, con le cassette in vendita a pochissimo, arcade dappertutto e pure un dj che sparava techno old school a manetta, dentro la sala giochi. Dr. Mario, Super Mario, Pacman e NBA Jam. Che voglia di riesumare il Nintendo, una volta a casa!
Dimenticavo: per le quattro notti successive probabilmente non dormirò come la maggioranza degli esseri umani occidentali, ossia sotto il tetto di una casa.
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