On the road again. Stazione degli autobus, destinazione Olympia, arrivederci a questa meraviglia di città!
Ieri una buonissima colazione in un bar tra Capitol City e Downtown, dove la strada inizia a scendere. Da ricordare le patatine fritte hashbrowns e le uova strapazzate, io che imparo a fare le foto sovraesposte e non capisco un'acca di ciò che mi dice la cameriera gentile e carina. Poi direzione Lake Washington, io e Ian, alla ricerca della casa di Kurt Cobain: un viaggio in mezzo ai boschi che sa tanto di Seattle Anni Novanta, poi il cuore che pulsa e pulsa e pulsa una volta giunti lì. Chi mi conosce lo sa. Mura, alberi, panchina e recinto pieni di dediche, io estremamente pensieroso, assorbo tanto e non dico.
Poi si smorzano sia la tensione sia la fame, a suon di more che raccogliamo dappertutto sugli alberi e mangiamo a raffica, quindi al lago incontriamo una tipa mezza matta sui quarantacinque, Deborah, che si propone di accompagnarci come guida turistica in auto per tutta la baia. Ian è preoccupato, io dico di sì al volo, tanto è gratis! Un caffè a Medina sull'altra sponda del lago, visita di altri paesetti, giro alla Washington University e al U-District, quasi ai livelli di Capitol Hill, poi tanti saluti: verso la fine si rivela una fondamentalista cattolica, tanto che ci saluta con un "even if you don't believe in God, I'll pray for you guys!" Ok, in fondo è stata gentile.
Ieri altri tre cd presi in un negozio immenso a Capitol Hill, con una scultura di Hendrix di fronte, concerti all'interno e aperto pure di notte. E poi ottimo cibo, una pita buonissima con Ian e due sue amiche musiciste canadesi, caffè e birra. Fine serata da Amanda con lei, Ian, Nick, Francis e altre amiche, biscotti, sigarette, birra, gatto e un film bruttissimo, "The Dangerous Lives of Altar Boys" con la Foster e il fratello di Macaulay Culkin. Poi qualche ora di sonno, saluti a Celessa e Fry, telefonata ai miei e pronti alla partenza. Grande gente: non saprei spiegare il perché, ma la differenza tra la gente di East e West Coast si nota. La gente, i posti, l'aria. A Seattle ci lascio il cuore: God bless the Goblin House.
P.S. La gente qui negli USA matura prima, c'è un sacco di gente in gamba e indipendente anche di diciannove o vent'anni. Ah, dimenticavo: Fry ogni giorno ha il compito di andare al supermercato per comprare whiskey e champagne per tutti i pazzi del piano di sotto che non hanno ancora compiuto ventun'anni!
Le foglie di carta ritagliate con le poesie appese.
Più tardi: Olympia. Mah. Sarà il ricordo vivido di Seattle che mi fa vedere il resto più grigio. Sarà che per raggiungere casa di Elise e Risu ho impiegato due ore, con tanto di pioggia torrenziale, ombrello rotto, nessuna mappa e salite a non finire. Sarà che è lunedì e in giro non c'è tanta gente. Sarà che Olympia in fondo è grande come Jesi. Insomma, l'entusiasmo non è alle stelle. La casa delle ragazze è enorme, una tipica abitazione in legno circondata da un giardino, tutta scassata e davvero figa. Praticamente è una comune aperta a tutti, dove al momento vivono in dieci o undici anarchici convinti, ambientalisti e attivisti. Per rendere l'idea, hanno chiamato la casa Green House e loro si sono tutti cambiati i nomi con elementi della natura. Cheelum a raffica, sembrano un po' artistoidi depressi, con tanto di Nirvana in sottofondo. Comunque, sono tutti molto simpatici e estremamente ospitali. E hanno pure messo la credenza a mia completa disposizione.
Continuo a spendere troppo, Come on Pilgrim e Blind Idiot God si aggiungono alla collezione e mi gusto un buon pranzo vegano vietnamita. Ora devo riuscire ad arrivare al finesettimana senza prelevare, e a San Francisco, se non trovo appoggio, si dorme all'aperto.
Downtown Olympia è una graziosa cittadina, tante librerie, negozi etnici e ristorantini. Si respira l'attitudine ambientalista di questa città e la sua fermezza nel sostenere e supportare la piccola economia alternativa locale. Da prendere come esempio.
Ho trovato pure una cartolina di Seattle, qui, per l'hombre, che me ne ero dimenticato. Durante il viaggio, sono passato per Tacoma.
Ieri una buonissima colazione in un bar tra Capitol City e Downtown, dove la strada inizia a scendere. Da ricordare le patatine fritte hashbrowns e le uova strapazzate, io che imparo a fare le foto sovraesposte e non capisco un'acca di ciò che mi dice la cameriera gentile e carina. Poi direzione Lake Washington, io e Ian, alla ricerca della casa di Kurt Cobain: un viaggio in mezzo ai boschi che sa tanto di Seattle Anni Novanta, poi il cuore che pulsa e pulsa e pulsa una volta giunti lì. Chi mi conosce lo sa. Mura, alberi, panchina e recinto pieni di dediche, io estremamente pensieroso, assorbo tanto e non dico.
Poi si smorzano sia la tensione sia la fame, a suon di more che raccogliamo dappertutto sugli alberi e mangiamo a raffica, quindi al lago incontriamo una tipa mezza matta sui quarantacinque, Deborah, che si propone di accompagnarci come guida turistica in auto per tutta la baia. Ian è preoccupato, io dico di sì al volo, tanto è gratis! Un caffè a Medina sull'altra sponda del lago, visita di altri paesetti, giro alla Washington University e al U-District, quasi ai livelli di Capitol Hill, poi tanti saluti: verso la fine si rivela una fondamentalista cattolica, tanto che ci saluta con un "even if you don't believe in God, I'll pray for you guys!" Ok, in fondo è stata gentile.
Ieri altri tre cd presi in un negozio immenso a Capitol Hill, con una scultura di Hendrix di fronte, concerti all'interno e aperto pure di notte. E poi ottimo cibo, una pita buonissima con Ian e due sue amiche musiciste canadesi, caffè e birra. Fine serata da Amanda con lei, Ian, Nick, Francis e altre amiche, biscotti, sigarette, birra, gatto e un film bruttissimo, "The Dangerous Lives of Altar Boys" con la Foster e il fratello di Macaulay Culkin. Poi qualche ora di sonno, saluti a Celessa e Fry, telefonata ai miei e pronti alla partenza. Grande gente: non saprei spiegare il perché, ma la differenza tra la gente di East e West Coast si nota. La gente, i posti, l'aria. A Seattle ci lascio il cuore: God bless the Goblin House.
P.S. La gente qui negli USA matura prima, c'è un sacco di gente in gamba e indipendente anche di diciannove o vent'anni. Ah, dimenticavo: Fry ogni giorno ha il compito di andare al supermercato per comprare whiskey e champagne per tutti i pazzi del piano di sotto che non hanno ancora compiuto ventun'anni!
Le foglie di carta ritagliate con le poesie appese.
Più tardi: Olympia. Mah. Sarà il ricordo vivido di Seattle che mi fa vedere il resto più grigio. Sarà che per raggiungere casa di Elise e Risu ho impiegato due ore, con tanto di pioggia torrenziale, ombrello rotto, nessuna mappa e salite a non finire. Sarà che è lunedì e in giro non c'è tanta gente. Sarà che Olympia in fondo è grande come Jesi. Insomma, l'entusiasmo non è alle stelle. La casa delle ragazze è enorme, una tipica abitazione in legno circondata da un giardino, tutta scassata e davvero figa. Praticamente è una comune aperta a tutti, dove al momento vivono in dieci o undici anarchici convinti, ambientalisti e attivisti. Per rendere l'idea, hanno chiamato la casa Green House e loro si sono tutti cambiati i nomi con elementi della natura. Cheelum a raffica, sembrano un po' artistoidi depressi, con tanto di Nirvana in sottofondo. Comunque, sono tutti molto simpatici e estremamente ospitali. E hanno pure messo la credenza a mia completa disposizione.
Continuo a spendere troppo, Come on Pilgrim e Blind Idiot God si aggiungono alla collezione e mi gusto un buon pranzo vegano vietnamita. Ora devo riuscire ad arrivare al finesettimana senza prelevare, e a San Francisco, se non trovo appoggio, si dorme all'aperto.
Downtown Olympia è una graziosa cittadina, tante librerie, negozi etnici e ristorantini. Si respira l'attitudine ambientalista di questa città e la sua fermezza nel sostenere e supportare la piccola economia alternativa locale. Da prendere come esempio.
Ho trovato pure una cartolina di Seattle, qui, per l'hombre, che me ne ero dimenticato. Durante il viaggio, sono passato per Tacoma.
Nessun commento:
Posta un commento