10 SETTEMBRE 2008, MERCOLEDI', AUSTIN, SQUALI E AYERS ROCKS


Sono nel quartiere universitario di Austin, appena mangiato un buon burrito per pranzo e cerco di sfuggire dalle grinfie di Ray, il gargantuesco couchsurfer di Seattle che ho seminato con la scusa di dover passare alla stazione Greyhound. Con me la casa mobile e una sudorazione incipiente, visto il clima.
Ieri sera ritorno a casa e incontro Ohms e il suo coinquilino Ryan, anche lui gay, mezzo tedesco, che ha studiato un anno in Germania e ha conosciuto una marea di italiani. E infatti parla bene anche l'italiano. Riservato, timido ma in gamba, mi offre tante cose da mangiare tra cui degli pseudo spaghetti aglio olio e peperoncino, mandorle, caffè e bagel col Philadelphia alle olive. Insomma, il Paradiso.
Risate da pazzi a vedere i due litigare per la sporcizia della casa, sembrano lo stereotipo della coppia gay, solo che non sono una coppia. E poi arriva questo CSer da Seattle, 150 chili, mezzo turco mezzo americano, cappello da drag queen, due parole cinque ansimi d'asma, pure nudista. Noi tre terrorizzati e Ohms a scusarsi con noi per averlo ospitato, addirittura! Scene da film.
Alla fine della serata lui, maledetto, fugge a casa di un amico, Ryan se ne va a dormire e io, nonostante la parete in mezzo tra la mia stanza e quella di Ray, veglia di due ore e mezzo cercando di ignorare i rantoli brutali e le chiacchiere nel sonno del dinosauro in salotto, sdraiato a pancia in su e in mutande, che sembra l'Ayers Rock.
E insomma stamattina due occhiaie così, scambi di musica con Ohms, decido di partire coi bagagli che sennò i giri da fare sarebbero troppi, ed esco con Big Ray dopo aver salutato gli altri due matti. Non è male Ray, buone chiacchiere, ma dopo un po' non lo reggo. Si suppone che ci incontriamo più tardi a 6th Street, ma mi sa che dò buca. Il caldo e i bagagli sono sufficienti, per oggi.
Nonostante tutto buona serata ieri da Ohms, si è parlato di tutto e c'era un'atmosfera positiva. Anche Atlanta è fatta, rimane solo Miami. Stamattina bei messaggi da Rita e dal piccolo Nick Carbonari, da Cinzia e dai Jesus Franco, non so se Refo o Nico.
Tra due settimane esatte, ma esatte esatte, sono a casa.

Più tardi: alla stazione Greyhound un po' in anticipo, si parte alle 20 e ho anche due ore per girare un minimo San Antonio. Anche Houston è sulla rotta, così che in Texas sono passato per tutte le principali città. La cattiva notizia è che a New Orleans non si arriva alle 8 ma alle 11, quindi devo riscrivere a Laura e passare tutta la mattina coi bagagli, dopo una nottata insonne dato che dovrò cambiare ben tre autobus. Ma basta lamentele... Intanto devo pensare se dire o no a casa che vado a New Orleans, che con gli uragani nei paraggi ai miei verrà un'ansia che non vi dico... Però grosse emergenze al momento non ce ne sono. Dai che glielo dico... magari più in là!
Appena ho internet scrivo a Ray per chiedergli scusa, mi inventerò una scusa: cellulare scarico?
Cose sparse: sudoku, tetris, crescita esponenziale di matti, il caldo, le elezioni che non se ne può più, Sarah Palin che è davvero scema, weird weird weird, questa agenda, i calzetti sporchi, la barba, gli autobus e le stazioni, il cibo, i negozi di dischi, la pasta che pasta non è, la gente, le persone. Il viaggio mi fa apprezzare casa, e dà importanza alle cose di ogni giorno e alla stabilità. E allo stesso tempo allarga confini, orizzonti e cambia le prospettive. L'Italia ormai è minuscola. Meglio, in dodici mesi me la giro tutta.
Ho voglia di innamorarmi e dare una svolta. Lei, ma non so non funziona e poi no, magari ma non si può e non si può però magari.
Via. Lista delle cose da fare. C U later!

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