Me la prendo comoda al campo sportivo di NoHo, oggi ho davvero voglia di relax. Guardo qualche partita di tennis, che voglia di imparare... sdraiato sull'erba, mangio la marmellata in piccole porzioni da take away, fumo qualche sigaretta, viaggio con la mente e scrivo.
Soliti buoni propositi per il ritorno, smettere di fumare, corsa, bici, nuoto, e tanto tennis. Già mi immagino i tornei, i soliti viaggi mentali ancora prima di iniziare... Stamattina sveglia alle 11 causa telefonata da casa: mio padre si compra la Harley, che figata, prendo subito la patente!
Domattina si parte, e nel primo pomeriggio avrò il mio terzo timbro sul passaporto, Mexico! Era ora, Los Angeles mi ha stancato proprio. Oggi volevo andare a Santa Monica, ma con quattro ore di viaggio tra andata e ritorno non mi conveniva. E non mi andava. Alle 19:30 incontro Ron a cena, in zona Hollywood.
E' ora di ripartire, quasi due settimane di California hanno attenuato la sensazione del viaggio, troppa staticità. Ma da qui in poi sarà un viaggio continuo, permanenza massima di due giorni in ogni città fino alla tappa finale, Miami, dove mi godrò tre giorni di mare e relax prima del ritorno a casa. Sicuro che tra una settimana rimpiangerò la quiete californiana!
Ieri un paio di belle onde a Santa Monica le ho beccate, che spettacolo: una forza d'urto impressionante, e io a ridere e a farmi prendere a schiaffi dal mare. Speriamo che anche a Miami sia così. La sera invece concerto dei Sweet Eve in un bar assurdo a Hollywood: i tre del gruppo, Tim che cantava negli All 4 One, vincitori di un Grammy nei '90, una couchsurfer di Austin, Christine, e Sarah, sorella del batterista, che naturalmente Ron s'è portato a letto stanotte: tre ragazze in quattro giorni. E stamattina m'ha pure chiesto: "che pensi di me, Alessandro?" - con la sua pronuncia improbabile - "Che sono una puttana? That I'm a whore? That I'm a slut?". Completamente pazzo questo Elvis in versione Duemila. Ieri a casa di Ron quasi andavo con una tipa niente male, ma da pivello ho buttato via l'occasione... e Ron mi ha pure rimproverato, stamattina. Giustamente!
Il concerto niente di che, buona tecnica ma davvero scontati, Mr. T sempre in mezzo con la telecamera, e mosse da rockstar glam di J.J., incluso un imbarazzante salto da un ampli di 30 centimetri alla fine di un pezzo. Siamo proprio a L.A. Dopo il concerto un salto da Roscoe's per provare il pollo con i waffles, una mezza torta dolce inzuppata di succo d'acero: buono, cibo e sangria completamente gratis! Ma dieci dollari per i Sweet Eve.
Dimenticavo, schiena e gambe completamente ustionate.
Ore 20: Hollywood e Highland, davanti al Kodak Theater, aspettando Ron e Timmy: un fiume di gente, ragazze tiratissime, pupazzi losangelini, turisti, pazzi e barboni, gente travestita da personaggi delle ultime uscite cinematografiche o dei cartoon, pagata probabilmente dai negozi della zona, e la gente che esclama "Oh, c'è Marilyn Monroe!", "Guarda tesoro, c'è Homer!", e giù a scattare foto. Il marciapiede è disseminato di stelle con i nomi di personaggi famosi o vecchi idoli dimenticati, il famigerato Walk of Fame. Una fauna variopinta che puzza tanto di finzione. D'altronde siamo a Hollywood. Prezzi esorbitanti, grandi auto, un'opulenza ostentata fino al rigetto, ogni luogo "culturale", musei, teatri o altro, è sponsorizzato fino al midollo. Tutto ciò che si può pensar male sugli USA, qui a Hollywood c'è. Los Angeles non fa per me, e io non faccio per Los Angeles. Proprio in questo momento stanno passando dei poliziotti. A cavallo. In prima battuta sembrano fuoriluogo, poi capisci che sono un'attrazione turistica anche loro.
Ma dove sono capitato!? Messico, arrivo.
Soliti buoni propositi per il ritorno, smettere di fumare, corsa, bici, nuoto, e tanto tennis. Già mi immagino i tornei, i soliti viaggi mentali ancora prima di iniziare... Stamattina sveglia alle 11 causa telefonata da casa: mio padre si compra la Harley, che figata, prendo subito la patente!
Domattina si parte, e nel primo pomeriggio avrò il mio terzo timbro sul passaporto, Mexico! Era ora, Los Angeles mi ha stancato proprio. Oggi volevo andare a Santa Monica, ma con quattro ore di viaggio tra andata e ritorno non mi conveniva. E non mi andava. Alle 19:30 incontro Ron a cena, in zona Hollywood.
E' ora di ripartire, quasi due settimane di California hanno attenuato la sensazione del viaggio, troppa staticità. Ma da qui in poi sarà un viaggio continuo, permanenza massima di due giorni in ogni città fino alla tappa finale, Miami, dove mi godrò tre giorni di mare e relax prima del ritorno a casa. Sicuro che tra una settimana rimpiangerò la quiete californiana!
Ieri un paio di belle onde a Santa Monica le ho beccate, che spettacolo: una forza d'urto impressionante, e io a ridere e a farmi prendere a schiaffi dal mare. Speriamo che anche a Miami sia così. La sera invece concerto dei Sweet Eve in un bar assurdo a Hollywood: i tre del gruppo, Tim che cantava negli All 4 One, vincitori di un Grammy nei '90, una couchsurfer di Austin, Christine, e Sarah, sorella del batterista, che naturalmente Ron s'è portato a letto stanotte: tre ragazze in quattro giorni. E stamattina m'ha pure chiesto: "che pensi di me, Alessandro?" - con la sua pronuncia improbabile - "Che sono una puttana? That I'm a whore? That I'm a slut?". Completamente pazzo questo Elvis in versione Duemila. Ieri a casa di Ron quasi andavo con una tipa niente male, ma da pivello ho buttato via l'occasione... e Ron mi ha pure rimproverato, stamattina. Giustamente!
Il concerto niente di che, buona tecnica ma davvero scontati, Mr. T sempre in mezzo con la telecamera, e mosse da rockstar glam di J.J., incluso un imbarazzante salto da un ampli di 30 centimetri alla fine di un pezzo. Siamo proprio a L.A. Dopo il concerto un salto da Roscoe's per provare il pollo con i waffles, una mezza torta dolce inzuppata di succo d'acero: buono, cibo e sangria completamente gratis! Ma dieci dollari per i Sweet Eve.
Dimenticavo, schiena e gambe completamente ustionate.
Ore 20: Hollywood e Highland, davanti al Kodak Theater, aspettando Ron e Timmy: un fiume di gente, ragazze tiratissime, pupazzi losangelini, turisti, pazzi e barboni, gente travestita da personaggi delle ultime uscite cinematografiche o dei cartoon, pagata probabilmente dai negozi della zona, e la gente che esclama "Oh, c'è Marilyn Monroe!", "Guarda tesoro, c'è Homer!", e giù a scattare foto. Il marciapiede è disseminato di stelle con i nomi di personaggi famosi o vecchi idoli dimenticati, il famigerato Walk of Fame. Una fauna variopinta che puzza tanto di finzione. D'altronde siamo a Hollywood. Prezzi esorbitanti, grandi auto, un'opulenza ostentata fino al rigetto, ogni luogo "culturale", musei, teatri o altro, è sponsorizzato fino al midollo. Tutto ciò che si può pensar male sugli USA, qui a Hollywood c'è. Los Angeles non fa per me, e io non faccio per Los Angeles. Proprio in questo momento stanno passando dei poliziotti. A cavallo. In prima battuta sembrano fuoriluogo, poi capisci che sono un'attrazione turistica anche loro.
Ma dove sono capitato!? Messico, arrivo.
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