6 SETTEMBRE 2008, SABATO, NEVADA, UTAH-COLORADO BY BUS. THEN DENVER


Giornata allucinante ieri. Di quelle che le racconti e nessuno ti crede.
Pomeriggio passato con Lukas in giro per lo Strip, casinò vissuti più che altro dall'esterno, e Fashion Show Mall per trovare un po' di fresco, a mangiare il minimo necessario a sopravvivere e a scroccare internet all'Apple Store.
Incredibile, ho trovato appoggio a New Orleans, da una tipa che è stata anche ad Ancona. Felicissimo! Peccato che nel frattempo abbia ricevuto ben tre risposte positive da Fort Worth, che a questo punto dovrò declinare: mi spiace perché a Fort Worth, parole loro, non va mai nessuno, ed erano contentissimi di ospitarmi. Bella e brava gente.
Alle cinque saluto Lukas, rimaniamo d'accordo di incontrarci la sera ma poi è stato impossibile beccarsi, stasera gli scriverò una mail. Poi una lunga camminata verso casa di Tim, sotto un sole impressionante, ben 42° alle sei del pomeriggio, e incontro con Kristina, Vaida e un'altra ragazza, tutte lituane, ospiti couchsurfing di Tim, reduci da due mesi di lavoro in Alaska e ora in viaggio tra San Francisco, Las Vegas, Grand Canyon e New York.
Mezz'ora di relax in piscina e sauna open air, che figata. Doccia, poi a cena fuori dove gusto un'ottima caesar salad, non sono nemmeno riuscito a finirla per quanto era abbondante. Le ragazze a scattare foto di continuo, peggio di giapponesi impazzite. Strip di notte, questa volta dentro ai casinò: Luxor, Excalibur, New York New York, lusso, costruzioni e attrazioni a non finire quasi fosse una competizione di spettacolarità tra i vari locali. Un'umanità fatta di ubriaconi, ragazze all'addio al celibato, disperati, ricconi, signore di mezz'età usurate dal tempo e drogate di gioco, montagne di soldi ad arricchire tasche e illusioni ogni giorno, minuto dopo minuto, luci e slot machine, tappeti, Tim che si muove come fosse a casa, non molto loquace, noi a smitragliare foto.
Poi si parte.
Prima si portano le ragazze a casa e poi me alla stazione degli autobus.
Senonché.
Senonché Tim, al volante, non vede l'isola di cemento nel mezzo della strada e la becca in pieno, spaccando due ruote, anteriore e posteriore, l'asse anteriore e forse il posteriore, e non so quale forza sovraumana ci ha salvato dal ribaltarci a cento all'ora. Siamo vivi per miracolo.
Le bestemmie di Tim, che però si placa subito e riprende il controllo della situazione chiamando il carro attrezzi. Io e le lituane col cuore in gola e la tremarella. Il tutto tra Spring Mountain Road e Tropicana Avenue, ovvero dalla parte opposta della città rispetto alla Greyhound station.
Insomma, salutiamo Tim, calma impassibile la sua. Un pezzo di strada assieme alle ragazze, scambio di e-mail, baci, saluti. Simpaticissime, tra lo spavento e l'eccitazione per quanto accaduto. Dopodiché mi metto in viaggio, a piedi. Ho quattro ore di tempo e una decina di chilometri da percorrere, l'intenzione è perlomeno di arrivare allo Strip e poi da lì prendere l'autobus in direzione nord.
Senonché.
Senonché raggiungere a piedi lo Strip, causa groviglio di autostrade nel mezzo, è praticamente impossibile, e mi perdo tra buie vie secondarie e quartieri industriali, tra bestemmie a non finire. Dopo alcuni chilometri senza via di uscita mi decido a fermare un taxi, ma non ce n'è nemmeno uno. La fortuna vuole che una signora sui sessanta mi dìa un passaggio: lei con qualche rotella fuori posto, gli interni dell'auto tappezzati di moquette rosso bordeaux e strani pacchi a riempire i sedili posteriori. Io con la paura di essere capitato nell'auto sbagliata.
Dopo un po' però la preoccupazione svanisce e lei si rivela essere abbastanza normale: fioccano le chiacchiere sulla sua vita passata in Belgio e in Spagna, sul Sessantotto e sulla vecchia Las Vegas, con annesso free tour in auto del vecchio Strip. Sarah, god bless you.
Finalmente arrivo alla stazione alle 1:45 di notte, in tempo per il bus per Denver delle 2:30. Niente biglietto, basta il Discovery pass, mi dicono gli operatori della stazione, troppo impegnati a buttar fuori a calci in culo ubriaconi e tossici. Una fauna pazzesca, folli a non finire.
Appena si parte, l'autobus è pieno ma non fa niente, mi addormento in un lampo. Una giornata tanto intensa ancora non mi era capitata!

Oggi, 11am: in autobus nel mezzo dello Utah e delle Rocky Mountains striate di Colorado da milioni di anni, che spettacolo. Io ancora stanchissimo, riposiamoci e rimettiamoci in sesto.

Più tardi: finalmente a Denver dopo un viaggio interminabile.
Il centro è carino, anche se il bello probabilmente è tutto qui. Sembra Natale, con un viale pedonale, 16th Street e gli alberi pieni di luci. Anche la temperatura finalmente è calata, dopo quattro giorni nei forni dell'Arizona e del Nevada.
Tra poco chiamo Mark e mi faccio venire a prendere. Intanto mi sono beccato una bella fregatura al Cafè Colore, ristorante italiano che la Bibbia Lonely Planet lodava per i prezzi bassi e le dosi abbondanti: una mini fake margherita con birra per 15 dollari, maledizione. Obiettivo: tornare per una settimana al fidato Subway, così da rimettere i conti a posto.
Denver, un fuori programma e un fuori rotta che perlomeno mi ha permesso di vedere un po' di Rocky Mountains... peccato solo per le trenta ore e passa di autobus tra andata e ritorno verso il sud. Sono proprio a pezzi, ora ho voglia di staccare e basta.

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