27 AGOSTO 2008, MERCOLEDI', BOILING IN DOWNTOWN L.A.

Ora di pranzo, seduto in un bar all'aperto vicino Perkins Square, Downtown. Un caldo bestiale, non si respira, la città somiglia a un enorme giocattolo di sabbia e ferro.
Merita El Pueblo de Los Angeles, il quartiere messicano, merita la Walt Disney Concert Hall, identica al Guggenheim di Bilbao. Il resto è traffico, smog, calore e gli alti grattacieli dell'alta finanza. Di negozi e bar indipendenti nemmeno l'ombra. Resto dell'idea che Los Angeles non mi piace.
A casa di Ron sono tutti folli, sembra che recitino di continuo, però, perlomeno, ho spazio e tempo libero. Ho trovato appoggio anche a Denver e Austin. Sigarette di fronte all'ingresso del residence dove vive Ron, e ieri giro in macchina coi tre pazzi e una loro amica poi finita a letto con Mr. Truppa. Bar, ristorante messicano, nachos, salsa chili e una bella Corona. Una bella dormita su un comodissimo materasso gonfiabile e stamattina quaranta minuti di metro per arrivare qui a Downtown: è una città veramente senza fine.
Ieri pensavo a cos'è che sta rendendo questo viaggio così speciale. In fondo non esco molto per locali, di cose eccezionali non me ne stanno accadendo, o quasi. E sono giunto alla conclusione che forse sia proprio il viaggio in sé, la sua lunga durata, la distanza, il modo in cui viaggio, Couchsurfing e soldi contati. E l'essere soli, con i suoi pro e i suoi contro. Fare lo stesso viaggio in Giappone, Cina, India, Russia o Australia m'avrebbe dato le stesse sensazioni? Voglio trovare la risposta prima del ritorno a casa.
Intanto inizio a pregare che a Tijuana, Tucson e Austin ci siano un po' di nuvole, altrimenti con questo sole è la volta buona che ci lascio le penne.
Ho fatto caso che più passa il tempo, più i miei reportage giornalieri si fanno lunghi sulle pagine di questo diario: un po' la stanchezza, fisica e mentale, di girare in continuazione, un po' la voglia di relax, ma sicuramente inizia anche a piacermi l'idea di tenere un diario. Non avrei mai pensato di durare più di due settimane! Una buona abitudine che vorrei mantenere anche al ritorno a casa.
Più tardi: sono ore che cammino, ho le gambe a pezzi! Qui in centro mi resta da vedere solo Chinatown, ma sono quasi le cinque del pomeriggio e non mi conviene andare a Hollywood. Me ne resto ancora un paio d'ore qui a zonzo e poi ritorno alla Truppa's House. Un po' mi sono ricreduto: tra Jewelry District, Fashion District e Japantown - anzi, Little Tokyo - la città ha una fauna variegata e selvatica come piace a me. Basta solo entrare nella giusta ottica e ciò che c'è da apprezzare lo si apprezza... mi piacerebbe farci un giro di notte, ma se voglio finire il viaggio vivo, forse è meglio di no.
Nove e trenta di sera: a casa di Ron, ho caricato nuova musica sul lettore mp3 e ho bevuto un ottimo iced coffee, che ci devo prendere l'abitudine, specie qui all'inferno. Ho deciso che quando torno mi iscrivo a un corso di tennis: riuscirò a farle tutte? Tempo morto ora, Ron e J.J. al computer a fare non so cosa, io sul divano a scrivere. Relax.
Un mese fa ero al concerto degli MGMT a Brooklyn: sembra passata una vita intera. Fioretto per il tempo prossimo a venire: ascoltare musica che non sia occidentale. Continuano a fioccare pensieri, desideri e progetti.
Ora di pranzo, seduto in un bar all'aperto vicino Perkins Square, Downtown. Un caldo bestiale, non si respira, la città somiglia a un enorme giocattolo di sabbia e ferro.
Merita El Pueblo de Los Angeles, il quartiere messicano, merita la Walt Disney Concert Hall, identica al Guggenheim di Bilbao. Il resto è traffico, smog, calore e gli alti grattacieli dell'alta finanza. Di negozi e bar indipendenti nemmeno l'ombra. Resto dell'idea che Los Angeles non mi piace.
A casa di Ron sono tutti folli, sembra che recitino di continuo, però, perlomeno, ho spazio e tempo libero. Ho trovato appoggio anche a Denver e Austin. Sigarette di fronte all'ingresso del residence dove vive Ron, e ieri giro in macchina coi tre pazzi e una loro amica poi finita a letto con Mr. Truppa. Bar, ristorante messicano, nachos, salsa chili e una bella Corona. Una bella dormita su un comodissimo materasso gonfiabile e stamattina quaranta minuti di metro per arrivare qui a Downtown: è una città veramente senza fine.
Ieri pensavo a cos'è che sta rendendo questo viaggio così speciale. In fondo non esco molto per locali, di cose eccezionali non me ne stanno accadendo, o quasi. E sono giunto alla conclusione che forse sia proprio il viaggio in sé, la sua lunga durata, la distanza, il modo in cui viaggio, Couchsurfing e soldi contati. E l'essere soli, con i suoi pro e i suoi contro. Fare lo stesso viaggio in Giappone, Cina, India, Russia o Australia m'avrebbe dato le stesse sensazioni? Voglio trovare la risposta prima del ritorno a casa.
Intanto inizio a pregare che a Tijuana, Tucson e Austin ci siano un po' di nuvole, altrimenti con questo sole è la volta buona che ci lascio le penne.
Ho fatto caso che più passa il tempo, più i miei reportage giornalieri si fanno lunghi sulle pagine di questo diario: un po' la stanchezza, fisica e mentale, di girare in continuazione, un po' la voglia di relax, ma sicuramente inizia anche a piacermi l'idea di tenere un diario. Non avrei mai pensato di durare più di due settimane! Una buona abitudine che vorrei mantenere anche al ritorno a casa.
Più tardi: sono ore che cammino, ho le gambe a pezzi! Qui in centro mi resta da vedere solo Chinatown, ma sono quasi le cinque del pomeriggio e non mi conviene andare a Hollywood. Me ne resto ancora un paio d'ore qui a zonzo e poi ritorno alla Truppa's House. Un po' mi sono ricreduto: tra Jewelry District, Fashion District e Japantown - anzi, Little Tokyo - la città ha una fauna variegata e selvatica come piace a me. Basta solo entrare nella giusta ottica e ciò che c'è da apprezzare lo si apprezza... mi piacerebbe farci un giro di notte, ma se voglio finire il viaggio vivo, forse è meglio di no.
Nove e trenta di sera: a casa di Ron, ho caricato nuova musica sul lettore mp3 e ho bevuto un ottimo iced coffee, che ci devo prendere l'abitudine, specie qui all'inferno. Ho deciso che quando torno mi iscrivo a un corso di tennis: riuscirò a farle tutte? Tempo morto ora, Ron e J.J. al computer a fare non so cosa, io sul divano a scrivere. Relax.
Un mese fa ero al concerto degli MGMT a Brooklyn: sembra passata una vita intera. Fioretto per il tempo prossimo a venire: ascoltare musica che non sia occidentale. Continuano a fioccare pensieri, desideri e progetti.
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